Ruderi

Galleria

Fra il 2000 ed il 2001, dovendo sostenere un esame di Fotografia all’Accademia di Belle Arti, iniziai a girare ad Aprilia e zone limitrofe per cercare soggetti interessanti da immortalare e mi resi conto di essere attratta da edifici ed oggetti abbandonati di cui la natura circostante si stava lentamente riappropriando. Queste cose lasciate a marcire o ad arrugginire nelle campagne avevano avuto ognuna una propria vita e sembravano continuarmi a parlare di ciò che avevano visto, delle persone che ci avevano abitato o che le avevano usate, sembravano insomma figure quasi umane immerse in una situazione limbica come degli spettri che avevano ancora qualcosa da dire e cercavano di attirare la mia attenzione per essere ascoltati e parlarmi di loro, delle loro storie. Fu così che decisi che il tema di quel lavoro sarebbe stato quello dei “Ruderi” ed è così, infatti, che chiamai questa raccolta di foto selezionate fra quelle estratte da diversi rullini con centinaia di scatti realizzati con una normalissima macchinetta Samsung IBEX2XL. Rivedendo quelle foto a distanza di anni mi resi conto di quanti di quegli scorci già non esistessero più, fagocitati dalla mano dell’uomo e dalla trasformazione del paesaggio in cui si trovavano: questo me li fece vedere con occhi diversi e mi fece riflettere sull’importanza di immortalare un attimo e consegnarlo ai posteri nell’essenza che aveva in quel momento. Da quest’esperienza iniziò anche il mio interesse per il paesaggio pontino: girando infatti per campagne e strade periferiche poco battute, lungo i fossi, fra rovi e canneti, cominciai a familiarizzare con un territorio che finora non avevo mai visto in quella veste, cogliendone la luce particolare e tutta la grazia e la poesia nascoste di cui prima non mi ero mai accorta.